classico colore giallo paglierino che manterrà negli anni, ora con riflessi verdognoli ma poi verteranno leggermente sul giallo, non ho mai visto in un trebbiano di Francesco con note di ossidazione del colore, anche in annate molto vecchie.
Esordio di frutto nei profumi, ma non poteva essere diversamente, con un’agricoltura attenta ed un equilibrio fra terra e gestione della vigna la pianta non può che esprimersi al meglio donandoci il sapore vero del suo frutto.
il 2018 indubbiamente è un’annata molto giovane e le note di vegetale sono molto evidenti come pure le sfumature di salsedine.
I profumi che oggi sono ancora aggrovigliati tra loro con il passare degli anni daranno spazio a sfumature di caffè verde, radice di liquirizia, spezia bianca e tanto altro.
Non ce da meravigliarsi se è fra i migliori vini italiani, conteso da ristoratori e tanti appassionati, eppure non ci sono segreti o alchimie particolari, ma solo cura della vigna, vendemmia manuale, pressatura in torchi di legno tradizionali a mano, fermentazione in botti grandi, nessuna filtrazione e soprattutto assenza di chimica e assenta di tecnologia in cantina…
La qualità si ottiene facendo anche delle scelte difficili come non imbottigliare annate non adatte alla bottiglia e conseguente invecchiamento; non ricordo mai e dico mai di aver trovato una bottiglia difettata in tutte le degustazioni fatte.
Ogni millesimo è diverso dagli altri, invecchia diversamente, sa esprimere solo quello che la vigna in quella annata è riuscita a concedere, addirittura in annate difficili questa vigna riesce anche a darci emozioni.
Al sorso l’attacco minerale è impattante al palato tanto è giovane e di conseguenza l’acidità è messa molto in evidenza, ma lentamente lascia spazio a rivoli di succosità dolce dovuta al frutto riequilibrandosi.
È un vino longevo e berlo oggi è solo per comprendere la nuova annata, ma voi non cercate mai l’annata in commercio perché ci vogliono almeno tre o quattro anni per iniziare ad apprezzare al meglio questo vino che può arrivare anche oltre i vent’anni senza problemi.
Tutto dipende dalla vostra esperienza gustativa del momento, magari bevuto giovane non ha quei profumi accattivanti come tanti vini nati dal piccolo “chimico/enologo”, per i meno avvezzi sicuramente sarà più apprezzabile con qualche anno in più; ecco perché il Valentini è un punto di arrivo..
Sono le 9,00 del mattino e continuo a sorseggiarlo, nel frattempo si è aperto, il frutto inizia a sgomitare fra l’acidità e la mineralità iniziale: l’acidità serve al vino per invecchiare bene, ci deve essere perché ci aiuta a rinfrescare un palato assopito dal cibo e crea tanta salivazione per abbinamenti infiniti: non voglio scrivere troppo per non annoiarvi.
Altro sorso; ora riesco a percepire meglio la radice di liquirizia, ho messo in archivio le noti precedenti e ne trovo altre.
Al centro della lingua sento netta la sensazione ricca quasi masticabile del frutto e una persistenza infinita che non finisce mai, con un finale di note mentolate quasi balsamiche.
Lo ammetto l’ho bevuto alle 9.30 non ho resistito e, non chiedetemi su che piatti berlo, in questo caso è il cibo che deve abbinarsi al vino, ma ancora meglio bevete e basta e godete.
A proposito, non perdete l’opportunità di assaggiare il suo olio da cultivar Dritta di Loreto.
Az. Agricola di Valentini Francesco
Loreto Aprutino (PE)
Abruzzo
P.S.: non metto l’indirizzo e il telefono perché tanto non vende in cantina e non apre a nessuno