Il mercato delle bollicine è in continua crescita. Il consumatore è stanco di vini rossi cremosi e spalmabili eccessivamente ricchi di alcol. Ormai nel settore è allarme rosso sul calo dei consumi dei vini molto alcolici e “pesantoni” con scarsa bevibilità.
I vini si assaporano anche a tavola e non devono diventare il “bicchierino” da consumarsi solo davanti al camino e/o seduti sul divano per rilassarsi. Per quello ci sono liquori, passiti, vini liquorosi e tanto altro.
Il vino deve “finire a tavola…” altrimenti i vignaioli come potrebbero sopravvivere?
Avanti tutta con leggerezza e piacevolezza di frutto: queste sono le parole d’ordine sul mercato, tant’è vero che si parla di vino dealcolizzato o forse sarebbe più opportuno definirli succhi di uva, almeno così non si andrebbe a ledere il lavoro di tanti produttori di vino vero e a confondere il mercato.
La dimostrazione è l’incrementato consumo di rosati delicati molto fruttati e di bianchi con le stesse caratteristiche: sui rosati non voglio dilungarmi ulteriormente, nell’intento di assomigliare ad altri, corre il rischio di essere penalizzato. Rincorrere le mode può dimostrarsi controproducente e gli effetti si vedranno a lungo termine… vedi i rossi “mooooooolto” strutturati. Vabbè basta…
Un balzo notevole lo hanno fatto le bollicine (non mancano indagini e report a questo riguardo) perché racchiudono tutte le peculiarità che, finalmente, oggi esige il consumatore, molto più consapevole, che beve quello che gli va e non insegue mode e tendenze dettate da guru del vino “spalmabile”, cremoso, ricco di materia, a cui si sono accodati tanti produttori che ora sono in affanno nel vendere i propri vini.
Tutta questa premessa, scusate se pedante, per sottolineare la forza dell’Abruzzo che ha a disposizione produttori, competenze, enologi e soprattutto territorio e vitigni assolutamente in grado di affrontare il mercato suddetto.
Gli esempi sono da sempre in regione cominciando dal Cerasuolo, il vino della tavola abruzzese ormai sempre più apprezzato e, continuando, con il grande Trebbiano finalmente riconosciuto come vino longevo capace di competere con noti bianchi blasonati.
Poi i riscoperti Passerina e Cococciola, di quest’ultima ci sono versioni spumantizzate eccellenti, anche in versione ancestrale che non ha rivali. Il Pecorino, nelle sue variazioni, riesce a dare quel tocco di struttura ai tanti Metodo Classico dalla longevità assicurata. La Passerina, precedentemente citata, la fa da padrona nella spumantizzazione abruzzese con la sua acidità e la sua ricchezza di note floreali.
Tutte caratteristiche emerse grazie alla brillante intuizione di Marco Signori che con i suoi collaboratori di Virtù Quotidiane ha organizzato “Abruzzo in Bolla”, un’intelligente iniziativa che ha messo a confronto, alla cieca, alcune bollicine abruzzesi ottenute dai vitigni summenzionati con dei classici della spumantizzazione nazionale come un ottimo Franciacorta e un suadente e ben fatto Trento Doc.
Commenti e considerazioni affidati al preparatissimo Antonio Paolini e al sottoscritto. Inoltre non si poteva fare a meno dell’illuminante presentazione del Prof. Leonardo Seghetti sullo stato del vino abruzzese e di una sua recente ricerca dalla quale è emerso come già nel 1857 un noto avvocato abruzzese avesse spumantizzato in regione con ottimi risultati.
Dunque una regione vocata già da tempo immemore alla spumantizzazione con metodo classico alle quali si aggiungono tante versioni metodo Martinotti di cui parleremo in seguito.
In degustazione abbiamo avuto la possibilità di apprezzare la Passerina di Faraone e non finirò mai di ringraziare il compianto Giovanni che anni fa mi fece scoprire le potenzialità di questo vitigno, un lavoro “ereditato” da suo figlio Federico con esiti eccellenti. La sua bollicina ci ha mostrato in maniera tangibile l’eleganza e la capacità evolutiva unica di questo vitigno, ricco di personalità e carattere. E qui mi taccio perché potrei scrivere tanto, ma vi consiglio semplicemente di provarla: (https://www.faraonevini.it/index.asp)
L’altra bella versione che mette in evidenza il territorio è Anna dosaggio zero millesimato di Lamberto Vannucci di Centorame, e come sempre ci diciamo, è la vigna che fa il suo vino.
Qui Lamberto ha solo il problema di tenere le briglie di una vigna di Pecorino esuberante e sfrontata in ogni sua connotazione, dalla nota acida alla struttura fino al frutto.
Ma Lamberto è riuscito a mettere quiete tra di loro e a donarci un bicchiere equilibrato da degustare a tutto pasto fino alla carne in casseruola con verdure: https://www.facebook.com/vinicentorame/?locale=it_IT
Grande sorpresa per il millesimato 2020 di Eredi Legonziano che ha fatto emergere le virtù di un altro grande vitigno abruzzese come il Montonico da sempre vinificato fermo ma che racchiude tutte le caratteristiche per una buona spumantizzazione.
Centrato l’assemblaggio con la Passerina e il Pecorino, per una bolla dal colore brillante e perlage molto intenso. Piacevole e non invadente l’ingresso in bocca con note floreali e agrumate.
Davvero un’azzeccata versione di cui poterci deliziare in futuro: https://www.eredilegonziano.it/spumanti/.
Non è mancata una versione giovane e immediata, ma mai banale, come Martina Biagi di Biagi vini, un blend di Pecorino, Passerina e Chardonnay: https://www.vinibiagi.com/.
Da bere senza pensieri il Fenaroli di Citra, dall’uvaggio variabile con uve bianche in base all’annata, dalla bolla accattivante e ricco di profumi: https://www.citra.it/it/vini/linee/bollicine-metodo-classico-fenaroli.
Non mi resta che darvi appuntamento al 13 settembre per un nuovo piacevolissimo incontro sotto la direzione di Marco: masterclass, degustazioni e talk con approfondimenti molto interessanti relativi al mondo delle bollicine abruzzesi: https://www.virtuquotidiane.it/.