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Il Trebbiano di Valentini a Loreto Aprutino – Il valore del tempo

8 Agosto 2025Andrea De PalmaNessun commento

Parlare di Francesco Valentini significa saltare a piè pari nelle sterili diatribe tra “vino naturale”, “industriale” e compagnia briscola. Lui è Valentini, punto. Terra, vigna, lavoro, rispetto. E basta.

Quando mi chiedono: “Qual è il tuo vino del cuore?”, non esito: “Il Trebbiano di Valentini”. La risposta lascia spesso interdetti, soprattutto quegli illustri enologi che, nei miei vagabondaggi tra cantine e degustazioni, mi hanno sempre detto che dal Trebbiano non nascerà mai un vino elegante.

Francesco, invece, è un artigiano vero. Produce da sempre tre soli vini, figli della sua terra. Non vogliono convincere nessuno: non sono presuntuosi, non hanno muscoli da esibire, non alzano la voce. Ti seducono piano, con la grazia di una dama d’altri tempi e la cortesia di un gentiluomo. Ti conquistano così, senza prepotenze. E sì, sono vini divisivi.

Perché, davanti a schiere di bottiglie industriali, tutte allineate sul binario morto del gusto omologato, loro spiazzano. Hanno una sottile eleganza e un fascino che non guarda l’orologio.

Ho ancora negli occhi quelle degustazioni dove le bottiglie, raccolte come in preghiera, sembrano apostoli in missione: parlano sottovoce, diffondono verità millesimata tra gli scettici, scandendo il tempo delle annate come un rosario.

“Come fa Francesco Valentini a produrre uno dei migliori vini al mondo?” me lo hanno chiesto mille volte. La risposta, in realtà, è semplice: lui si considera un contadino. Attento e rispettoso della sua terra, ricambiato con generosità. In cantina non filtra, non usa tecnologie futuristiche o alchimie misteriose.

A chi ancora dubita che sia Trebbiano, non rispondo più: guardo e taccio. È una pergola di Trebbiano abruzzese in splendida forma, acclimatata, fiera, quasi spavalda nel mostrarsi come una diva agée, abituata al suo palcoscenico unico: Loreto Aprutino.

Ogni anno, con la pazienza di chi sa aspettare, la vigna “partorisce” un nettare capace di superare il tempo. Valentini non fa altro che raccoglierlo con rispetto, imbottigliarlo solo se supera un esame severo — quello che garantisce longevità ed eleganza. Altrimenti, niente: il vino prende altre strade.

La cantina? È sotto il palazzo di famiglia, tra arcate storiche dove tutto iniziò con suo padre. Non cercate un’insegna o un ingresso: vendita diretta, zero.

E quando berlo, questo Trebbiano? Valentini non ha fretta. Non segue l’ordine delle annate. Un anno uscì la 2008 e la 2009, poi — finalmente — la 2007. Il vino esce quando è pronto, quando ogni elemento trova il suo equilibrio.

Se al momento dell’acquisto avete solo quella bottiglia… apritela e godetevela. Se ne avete più annate, rispettate le più vecchie: hanno storie da raccontare.

Al naso, il vino è timido come una signora che si svela lentamente, lasciando crescere il desiderio.

In gioventù, ogni bicchiere è un nettare di frutto fine — sì, è solo uva, ricordiamolo — con profumi agrumati e fiori bianchi che, col tempo, virano verso il giallo. Il minerale del terroir si insinua con sfumature gessose, firma riconoscibile di casa Valentini. Poi, lasciandolo respirare, arrivano le erbe mediterranee, fresche e vivaci. Con le stagioni, entrano in scena la spezia bianca, la mineralità costante e, in certi casi, un contrappunto di tabacco biondo.

Il primo sorso inebria, il secondo stupisce, il terzo zittisce. Perché a quel punto non c’è molto altro da dire: solo frutto pieno che accarezza il palato, seguito dall’acidità onnipresente, dapprima discreta, poi — come nella corrida — pronta a colpire con uno stiletto, regalando l’ultima sferzata.

E alla fine, resta un silenzio assordante: tutto si fonde nella mineralità, in un’armonia che sazia e chiude con acuti da soprano.

Concludo con un dettaglio che amo: le lettere manoscritte di Francesco, su carta intestata, che accompagnano tutte le bottiglie. Come una madre che affida un figlio, raccontano l’annata, le caratteristiche dell’uva, l’analisi, il pedigree. Un vino di rango alto, insomma.

Giuro che potrei continuare, ma mi fermo qui. Ricordate: non è un vino da meditazione. È un vino da bere. E da godere.

Indirizzo: Famiglia Valentini a Loreto Aprutino

Tag: Abruzzo, Loreto Aprutino, Trebbiano, Valentini
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