Roma 24 marzo 2016, presentazione in conferenza stampa al Senato del disegno di legge a firma Stefàno per l’introduzione dell’insegnamento obbligatorio della disciplina “Storia e Civiltà del vino” nelle scuole primarie e secondarie, di primo e di secondo grado.
Con Stefàno hanno partecipato Scienza (Università Cattolica del Sacro Cuore), Cotarella (Assoenologi), Castelletti (Unione Italiana Vini) e Marinucci (Federvini)
Il vino in Italia fa parte delle tradizioni e della cultura delle genti di ogni regione e paese; in tempi passati era alimento, come anche l’olio extravergine, per sostenersi nel duro lavoro nei campi e come moneta di scambio.
L’Italia è l’unica nazione con un patrimonio di vitigni autoctoni molto vasto, in ogni regione la vite si è acclimatata adattandosi al suo microclima, creando dei cloni unici e irripetibili, che ci regalano dei vini di alta qualità e intrisi di tradizione.
Questo per evidenziare che, insegnare nelle scuole il valore culturale del vino è riappropriarsi della nostra cultura e far vivere per sempre le nostre tradizioni.
Riguardo questo argomento mi sento molto coinvolto, vista la mia professione di insegnante all’interno della scuola alberghiera e, il mio interesse per il vino da sempre, avendo fatto il primo corso di sommelier nel 1982.
Motivare e insegnare ai nostri ragazzi la cultura del vino, significa farne dei promotori del nostro prezioso nettare e del nostro territorio, e soprattutto insegnargli il valore del saper bere e del bere con moderazione.
Dall’ufficio stampa del Sen. Stefàno
“Non esiste pezzo di storia del nostro Paese che non incroci vicende legate all’uva e al vino. Dobbiamo iniziare a raccontare l’Italia anche attraverso le peculiarità identitarie che hanno accompagnato tutti i passaggi della storia più importanti.
E’ venuto il momento che l’Italia introduca come disciplina obbligatoria, e quindi a pieno titolo, “Storia e la Civiltà del Vino” nel patrimonio di conoscenze basilari dei nostri ragazzi”. Sono le parole del senatore Dario Stefàno, componente della Commissione Agricoltura del Senato, che ha presentato questa mattina, in conferenza stampa a Palazzo Madama il suo disegno di legge per introdurre l’insegnamento obbligatorio di “Storia e Civiltà” del vino nelle scuole primarie e secondarie, di primo e secondo grado.
L’Italia, dopo lo storico sorpasso sulla Francia, è oggi il primo produttore al mondo ed è tempo che recuperi anche il gap culturale, formando i propri ragazzi attraverso uno dei suoi principali tratti identitari.
“Non si tratta – ha sottolineato il senatore – di irrobustire la formazione tecnica nelle scuole professionali, che pure è necessario fare e con tempestività, ma di contribuire a formare il patrimonio di cultura generale e del sapere delle nuove generazioni, attraverso il racconto del ruolo del vino e dell’uva nelle pagine di storia del nostro Paese. Elementi che oggi sono senza dubbio ambasciatori della nostra cultura nel mondo. Mi auguro che già dal prossimo anno si possano avviare dei progetti pilota coinvolgendo due o tre regioni in Italia, penso ad esempio anche alla Puglia”.
“La consapevolezza nasce dalla conoscenza, dal sapere che – ha proseguito Stefàno – si apprende già da piccoli. L’Italia vitivinicola è un giacimento inestimabile, a livello ampelografico e paesaggistico, così come culturale e di tradizioni popolari, da conoscere e imparare a difendere e valorizzare, sin da bambini. Centinaia di differenti vitigni autoctoni, vigneti storici, veri monumenti naturali e culturali, costituiscono il cuore di una biodiversità unica al mondo, di un patrimonio che è fonte di lavoro, occupazione e reddito che si presta in modo mirabile all’innovazione, ad essere potente fonte di investimento per le giovani generazioni”.
Alla conferenza stampa, nella Sala Nassyria di Palazzo Madama, con il senatore sono intervenuti Attilio Scienza, professore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, Riccardo Cotarella, presidente Assoenologi, Paolo Castelletti, segretario generale Unione Italiana Vini e Isabella Marinucci, responsabile Area Vini di Federvini.
“Si è persa l’abitudine – ha detto Scienza – di consumare vino in famiglia, i ragazzi attorno ai 15 anni consumano alcol almeno 1 volta a settimana, ma fuori casa. E lo fanno con la logica dello sballo. Riportiamo il vino nelle case, nelle scuole, nell’alveo della cultura mediterranea perché il vino non si beve per ubriacarsi, è origine dell’identità e dell’appartenenza. Facciamolo ritornare ad essere una bevanda popolare. Oltre a raccontare il vino come elemento pregnante della nostra storia, dobbiamo comunicare l’idea che il vino è un elemento fondamentale dei popoli mediterranei. Bere non deve essere una gratificazione fisica, ma culturale e quindi occorre scoprire la storia che c’è dietro al vino. Questo abbiamo smesso di trasmetterlo ai giovani, tornare a farlo a scuola è una prima tappa di un processo che deve essere sviluppato”.
“Il vino italiano rappresenta, come nessun altro prodotto, il nostro Paese nel mondo- ha sottolineato Cotarella -. In Italia ci sono più vini che campanili, è una ricchezza tipicamente italiana, una trasversalità territoriale e varietale unica al mondo. Attualmente si riscontra un aumento del livello culturale di chi si avvicina al vino. Il vino si approccia prima con la mente e poi con i sensi. Occorre bere con intelligenza, nonché sapere del vino. E’ il mezzo attraverso il quale si soddisfano, con la cultura, i sensi e la mente. Insegnare il vino nelle scuole significa anche insegnare il valore di bere con intelligenza e moderazione”.
“E’ una iniziativa – è intervenuta Marinucci – che già da queste primissime battute ha raccolto il plauso del mondo dei produttori e un sostegno totale e trasversale, perché consentirà di trasmettere ai più giovani il valore del consumo culturale del vino. Bene la sperimentazione di progetti pilota, utile anche perché propedeutica a un eventuale adattamento dei programmi nazionali”.
“Questo disegno di legge – ha detto Castelletti – è un testo importate dalla doppia valenza. Alla promozione del patrimonio storico e sociale associa una possibile rilevante azione. Come riportato nella relazione sui problemi collegati all’alcol, predisposta dal Ministero della Salute, l’età del primo “sballo” è vertiginosamente scesa a 12/13 anni e questo disegno di legge può contribuire in modo significativo a contrastare e ridurre fenomeni distorsivi già in atto”.