La cosa più facile che potrei fare nel raccontarvi Quintodecimo è parlavi del territorio, degli ettari, della cantina, di quanto è buono il vino, le sensazioni che ricevo dalla degustazione e tanto altro.
No, questa volta non sarà così, in questa occasione è il primo caso in cui le sensazioni del vino sono solo la parte conclusiva di una complesso di stimoli ricevuti passeggiando, guardando e ammirando la vigna respirandone l’ambiente.
Bere il vino è stato solo la prova del nove di tutto il benessere ricevuto facendosi coinvolgere e ascoltando l’ambiente ricreato per far vivere al meglio la vigna.
Spesso durante i miei gli incontri di degustazione mi chiedono qual è il vino buono; perché costa tanto; da dove si riconosce; quali sono gli elementi di cui tener conto.
Bene, la risposta scontata e davanti al bicchiere è facile, assenza di difetti evidenti equilibrio gustativo e tanto altro.
Ma in questo caso affermo il concetto che da sempre può sembrare ovvio ma non lo è… bisogna portare l’uva sana in cantina… per ridurre a zero gli interventi dell’enologo o del cantiniere.
Una ricetta semplice ma difficile da attuare, soprattutto se non si attua un’agricoltura attenta, rispettosa del territorio e dell’ambiente, se non si pensa alla vigna come un essere vivente che ha bisogno di cure e attenzioni continue… soprattutto se non si crea intorno alla vigna un habitat ideale per crescere come se fosse un nostro figlio… e direi che per alcuni produttori prima c’è la vigna e poi tutto il resto, perché senza la vigna non c’è futuro.
Scendo dalla macchina e il mio sguardo viene catturato dal prato inglese che sembra essere un tappeto dove pulirsi le scarpe prima di entrare nel vigneto, piante di rose rosse messe a sentinella dell’Aglianico e rose bianche per la Falanghina.
I profumi di rosa si diffondono ovunque assieme alla freschezza del prato umido che già anticipa quello che sentirò in seguito nel bicchiere.
Tutto l’ambiente circostante con i locali di degustazione e di accoglienza sono solo da contorno alla bellezza dei vigneti che scendono a valle, tutti perfetti, nessuna foglia gialla, perfetti nella chioma, tante piccole onde che a guardarle ti fanno perdere il senso del tempo.
E poi quei grappoli che sembrano delle riproduzioni di cera tanto sono perfetti, e privi di imperfezioni.
Questa è la prima risposta al vino di qualità che costa tanto, uva perfetta che nasce in un ambiente studiato per il benessere della vigna, nessuna chimica in vigna e zero assoluto in cantina.
Poi l’estrema selezione dei grappoli affinché ci sia una resa bassa e concentrare l’essenza: tutt’intorno alla casa/cantina come un giardino ci sono i vigneti di Aglianico da cui si ottiene il Cru riserva Grande Cerzito e il Cru Quintodecimo… e di Falanghina, una cornice perfetta per riprodurre quadri d’autore così come nascono vini d’autore.
L’altra risposta la troviamo nella scelta dei terreni adatti, con le esposizioni giuste per ogni vino che si vuole ottenere, una progettazione che parte da lontano per concretizzarsi nel bicchiere.
Altra risposta alla domanda del vino ben fatto, sta nella seconda selezione che avviene all’arrivo delle uve in cantina: prima della diraspatura si allontanano i grappoli non perfettamente adatti, e poi dopo la diraspatura la conseguente eliminazione degli acini non adatti e, come se non bastasse la separazione di resti di raspi che non devono andare assolutamente nel mosto affinché ci ricambi con un vino morbido e senza asperità.
Tutto il resto sui come prosegue la produzione volutamente è superflua ora, ma basta andare a trovarli per ascoltarli dal produttore perché solo così si può apprezzare l’dea di vino di Luigi Moio sostenuto nella sua estrema ricerca di perfezione e di vino corretto da tutta la sua famiglia, a partire dalla moglie Laura e dai tre figli, mentre il quarto fortunatamente gioca ancora.
Luigi Moio è docente universitario e ricercatore da tanti anni nel mondo dell’enologia, sta dimostrando nei fatti concreti e, io direi nel bicchiere, la realtà di quello che da anni insegna e predica, con una sua azienda, partendo da zero nella realizzazione di tutto a Mirabella Eclano.
La casa/cantina si trova in Campania, e siamo precisamente in Irpinia a 500 metri, casa ideale dell’Aglianico prima accennato nei due Cru Docg, e poi un altro magnifico investimento a Tufo (Av) in contrada Santa Lucia sulla collina più alta, nella zona più consona all’allevamento del vitigno Greco, altro storica uva fra le più antiche d’Italia.
Ogni scelta è mirata e oculata, per la valorizzazione del vitigno e la crescita del territorio… le due realtà sono nate si per fare vino ma anche per soddisfare un turismo enogastromomico sempre più assetato di qualità e di territorio.
E ormai la sua casa/cantina è meta di tanti turisti e soprattutto di studenti provenienti dall’estero che voglio acquisire conoscenze e metodi per ottenere vini di qualità senza intervenire con la chimica.
Non rimane molto tempo per la degustazione ma è sufficiente per comprendere il perché di tanto lavoro e di studio.
Iniziamo con la Falanghina Via del Campo 2018con esposizione nord della vigna, e il primo impatto olfattivo è ricco di note fresche di erbe falciate, fiori bianchi e note cremose di frutto intenso, al palato è sempre la freschezza a primeggiare, dall’equilibrio perfetto, dove la mineralità e il frutto si sommano armonicamente all’acidità rendendo il sorso dinamico e verticale.
Tutti i bianchi sono ottenuti con una un 30% di mosto fermentato in barrique nuove e sosta sui lieviti con battonage, per dare corpo e cremosità al sorso.
Il Giallo D’Arles Greco di Tufo Docg 2018 si mostra da subito nel splendore con toni giallo tendenti al dorato nei colori, albicocca e pesca preannunciano un quadro olfattivo complesso, che si arricchisce di note vegetali come muschio e menta; al sorso la cremosità del battonage è perfettamente equilibrata dalla salinità e acidità del vino, sembra di bere un rosso.
Come per la Falangina anche il Greco ha una persistenza e morbidezza di frutto molto persistente e una pulizia gusto olfattiva ineccepibile.
L’Aglianico Terra d’’Eclano 2016sfoggia da subito la rosa rossa presente nei vigneti, con note di spezia e di argilla seguite e armonizzate dal frutto rosso che non risulta mai essere maturo o cotto.
È la freschezza che prende il sopravvento con dei tannini perfetti e setosi, frutto di un lavoro di estrazione preciso e meticoloso che non lascia spazio all’improvvisazione.
I dodici mesi di legno riequilibrano le sensazioni gustative di un vitigno irruento rendendolo morbido e succoso con persistenza infinita.
Non vi resta che prenotare una visita nella Casa/Cantina di Luigi Moio e famiglia per poter apprezzare il loro lavoro.
Quintodecino
Via San Leonardo , 27
83036 Mirabella Eclano
tel: 0825 449321