Già nel Medioevo i veneziani avevano capito tutto. Commerciavano un vino, schietto e profumato, che piaceva a tanti: LA MALVASIA. Il resto della storia è facilmente reperibile in rete, qualora ne abbiate curiosità.
È importante sottolineare la grande varietà di questo vitigno; non è un caso, infatti, che si parli di Malvasie. Molto simili tra loro ma ciascuna con il proprio tratto distintivo nel gusto aromatico e nei profumi più o meno accentuati.
Finalmente sono terminate le mode dei vini “pesantoni”, legnosi. E con le polemiche preferisco fermarmi qui.
Il mercato ci ha dato un segnale inequivocabile vista la crescita nei consumi di vini spumantizzati e bianchi fermi dallo stile agile e comprensibile, freschi e fragranti: basta, facciamocene una ragione. Forse lo abbiamo stancato con le nostre menate ermeneutiche, pedanti nel raccontare un prodotto che dev’essere reso accessibile a tutti e non solo a determinate cerchie di “fenomeni da bicchiere”. E in questo stile le Malvasie ci stanno a pennello.
Conosco bene il Carso friulano con delle Malvasie lavorate benissimo: bevibili e molto alleggerite da legni e macerazioni, vini da bere senza freni. Come anche poche altre in giro per l’Italia.
E non mi sono fatto sfuggire l’occasione di andare dai miei amici della Confraternita del Grappolo di Pescara che hanno organizzato una degustazione di Malvasie aromatiche di Candia dei Colli Piacentini.
Undici vini in degustazione, undici stili diversi fra loro, magistralmente presentati da Vittorio Barbieri, che ci ha condotti nella conoscenza di un territorio interessante, i Colli Piacentini.
Dai bicchieri emerge molta indecisione sulla strada da prendere per soddisfare il mercato. Nell’insieme vini puliti, ben fatti ma con poca personalità, scarsamente riconoscibili nel marasma bianchista.
Due le certezze con il loro stile inconfondibile: la Malvasia Sorriso di Cielo 2018 dell’azienda agricola La Tosa e la Malvasia di Solenghi. Due versioni diverse per lavorazione, ma che hanno mantenuto le caratteristiche peculiari del vitigno e del territorio.
Entrambe dal colore giallo paglierino intenso: la prima sfoggia profumi delicati carichi di erbe aromatiche su fondo di note agrumate e, a chiudere, carezze di balsami e malva. Una bella bevuta ricca di sapore.
La seconda, la Malvasia 2022 di Solenghi ci riconcilia con un vissuto contadino, agricolo che resta solo nei ricordi di pochi. Non li conosco, ma attraverso il loro vino comprendo l’amore per le tradizioni e il territorio: raccolta e selezione dei grappoli con pressatura a grappolo intero, fermentazione con lieviti autoctoni e affinamento in legno grande.
Un vino d’altri tempi, pulito e ricco di sostanza. Privo di difetti olfattivi, ma denso di note agrumate come l’arancia e tanto frutto.
Saporita e gastronomica la bevuta i cui tannini fanno sì che questo vino si presti ad innumerevoli abbinamenti.
In conclusione è un vino di carattere dall’anima agricola contadina. Sicuramente con altri due anni sulle spalle ci avrebbe regalato sensazioni più complesse.
- Azienda agricola con Agriutrismo LA TOSA :https://www.latosa.it/
- Azienda agricola Solenghi: https://www.solenghi.com/vini-autentici/malvasia