

Di insalate se ne vedono tante, ovunque, in mille varianti creative e a volte un po’ forzate. Ma quasi mai si parla di legumi, di equilibrio nutrizionale, e di come certi piatti, apparentemente umili, sappiano raccontare il territorio meglio di mille slogan.
Durante l’evento Abruzzo in Bolla ho scoperto, con grande piacere, l’Osteria La Grotta di Aligi a L’Aquila. Un luogo d’altri tempi, sincero. Gli ambienti, tutti in legno, ricordano una baita di montagna – e in fondo, siamo a L’Aquila, a ridosso del Gran Sasso, dove l’anima è più vicina alla terra che alla moda.
L’accoglienza è calorosa. Appena si entra, la titolare ti riceve con un sorriso vero e la confidenza di chi fa questo mestiere con passione e mestiere. L’arredo è caldo, familiare, con una parete intera adibita a cantina: una bella selezione di vini, regionali in primis – come giusto che sia – ma anche etichette artigianali da tutta Italia.
Si arriva facilmente: appena saliti in città, si costeggia la grande villa comunale alberata. Parcheggiare è ancora un po’ complicato, L’Aquila è una città ancora in ricostruzione dopo il sisma, e questo dà al tutto un senso di resilienza che si respira ovunque.
Seduti al tavolo, si apprezza subito una mise en place decorosa: tovaglia, tovagliolo in cotone di qualità – dettaglio non scontato, oggi. C’è un menù, ma fatevi guidare dalla padrona di casa: con tono familiare e mai invadente vi suggerirà i piatti del giorno, sempre legati alla stagionalità.
Come antipasto, formaggi e salumi di montagna di ottima qualità. Tra i primi, imperdibile la chitarra con ragù di maiale nero: apparentemente robusta, in realtà equilibrata nei sapori, ben strutturata e appagante.
Tra i contorni ho scelto le verdure di campo saltate in padella, che mi hanno riportato alla memoria sapori d’infanzia. Le ho accompagnate con una guancia di vitello brasata, onesta e ben eseguita.
La cucina qui è didattica, direi. Niente fronzoli, niente cremine o sovrastrutture moderne. Ogni piatto ha un’identità chiara, sapori netti, e soprattutto non affatica la digestione.
Ma il piatto che più mi ha colpito – e che ho ordinato nei giorni successivi – è stata un’insalata di ceci di Navelli. Semplice, leggera, gustosa. Navelli, lo ricordo, è anche terra di zafferano. In quel piatto c’era tutto: la cultura contadina, la valorizzazione del territorio, un equilibrio nutrizionale raro da trovare in trattoria. Un piatto povero, forse, ma straordinariamente ricco.
Da bere, naturalmente, Abruzzo nel bicchiere: un ottimo Cerasuolo per accompagnare il pasto e, per chiudere, un sorso di Montepulciano artigianale che mi ha riportato a oltre dieci anni fa, ai tempi delle degustazioni per la guida Vinibuoni. Un vino verace, lavorato in legno grande, con sentori di cuoio e tannini veraci e veri. Non il classico vino “piacione”: qualcuno, oggi, lo giudicherebbe scorretto. Ma in quel calice c’era la memoria, c’era la mano contadina, c’era la tradizione. Prezzi popolari, servizio cortese, attenzione vera. E un’insalata di ceci che, da sola, vale il viaggio.
Osteria La Grotta di Aligi
Via Luigi rendina 2 l’Aquila
3881088518