

Il Diamante Nero 2022 e la Lupa Bianca 2022
Sì, avete letto bene.
Non storcete il naso: avete capito benissimo. Un Pinot Nero e un Riesling Renano che nascono sulle montagne dell’Aquila, a ottocento metri sul livello del mare. Confesso: non lo conoscevo nemmeno io. Ma l’ho bevuto e — detto in modo poco accademico — a me mi piace assai.
Il protagonista di questa storia è un piccolo produttore di montagna, un artigiano del vino che lavora in modo appassionato e ostinato. Poche bottiglie, fermentazioni spontanee, niente chimica né in vigna né in cantina. Non vi starò a fare la lezione tecnica — per quella c’è il sito — ma quello che conta è che qui si coltiva la vite in modo eroico, e non è solo un modo di dire. Gran parte del lavoro si fa in pieno inverno, e questo già dice tanto.
Questi vini non vogliono stupire, e proprio per questo colpiscono nel segno: sono sinceri, montanari nel senso più nobile del termine, autentici.
Diamante Nero 2022 (Pinot Nero)
Il mio preferito, lo dico subito. Un vino che sa di montagna, figlio legittimo di un terroir che conoscevo già in altre espressioni abruzzesi — e qui lo ritrovo con piacere.
Nel calice non serve farlo girare troppo: i profumi escono chiari e netti. Note balsamiche in apertura, poi sfumature terrose e un frutto maturo, ricco, schietto: ciliegia nera, mora.
La spezia nera emerge piano, un po’ timida, ma alla fine si impone con cannella e pepe nero. E poi quella rosa canina appena accennata, mai invadente, che si fonde con un delicato cuoio dolce.
In bocca il primo sorso ti colpisce con un’acidità viva e una sapidità decisa, quasi con un accenno di salmastro. Il frutto al centro bocca è ricco e avvolgente, i tannini sono setosi, dolci, sinuosi.
Il finale? Mentolato, succoso, con una freschezza che invoglia a bere ancora. Quel tocco minerale, quasi una lieve scossa, allunga il gusto e lo rende memorabile.
Si beve benissimo. E se ve lo state chiedendo: sì, mi è piaciuto molto.
Lupa Bianca 2022 (Riesling Renano)
Il Riesling, si sa, è come l’aglio o il tartufo bianco (per chi può permetterselo): o lo ami o lo eviti. E io, pur non essendo un esperto né dell’uno né dell’altro vitigno, qui l’ ho bevuto con grande piacere.
Del Riesling Renano ne ho assaggiati diversi. Non farò il professorino, ma una cosa la dico: è un vitigno che sviluppa molti profumi (agrumati e floreali) e che, con l’evoluzione, tende spesso a virare su toni amarognoli.
Per questo molti produttori, per incontrare il gusto del pubblico, addolciscono un po’ la mano e lo rendono più morbido.
Qui invece no. Qui si resta fedeli alla natura del vitigno, ma senza sbilanciamenti. Tutto è in equilibrio.
I profumi floreali si aprono con calma, ma sono chiari e puliti. Poi arrivano le erbe di montagna, l’origano selvatico, il sambuco. E infine gli agrumi e qualche sfumatura di resina bianca.
In bocca è una lama, nel senso buono: tagliente di acidità, ricco di note saline che raccontano il terroir. È un vino che si beve con gusto, anche da chi non è un fanatico del Riesling.
Se siete alla ricerca di emozioni fuori dal comune, questi due vini di montagna fanno per voi. Non servono effetti speciali né bottiglie dorate: basta una vigna vera, un’idea sincera, e tanto coraggio.
Castelsimoni di Castellani Manuela
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