

Ci sono produttori che, vendemmia dopo vendemmia, sembrano non sbagliare mai un colpo. Anche nelle annate più complesse, quando la natura si mostra avara o capricciosa, riescono a tirare fuori il meglio dalle loro uve. Fausto Albanese è uno di questi. Non è solo un vignaiolo, ma un vero custode amorevole delle sue vigne, che a loro volta lo ripagano con lo stesso affetto.
Siamo a Loreto Aprutino, borgo abruzzese adagiato tra colline dolci che degradano verso l’Adriatico, a poco più di trenta chilometri da Pescara. Qui, ulivi secolari e filari di vite disegnano un paesaggio di rara bellezza. E qui si trovano alcune delle cantine più importanti della regione, tra cui proprio Torre dei Beati.
La cantina è bella, il territorio ancor di più. Trascorrere qualche giorno in zona non sarebbe una cattiva idea, anzi: servirebbe a capire a fondo l’importanza del terroir, il legame profondo tra la terra, il clima e le mani dell’uomo.
Tra i protagonisti della rinascita vitivinicola abruzzese, il Pecorino occupa ormai un posto d’onore. È diventato un caso da studiare, per il successo ottenuto ovunque. Eppure, non bisogna dimenticare che si tratta di un vitigno dal carattere irruento, difficile da coltivare e da gestire.
Per anni, è stato abbandonato proprio per questo. È un po’ come con i figli ribelli o gli alunni scapestrati — e ve lo dice un professore: quella turbolenza è intelligenza in potenza. Sta a noi trovare la chiave per comprenderla, per accompagnarla.
Così è stato per il Pecorino. Lo si è accantonato in favore di varietà più docili e produttive. Ma poi, quando il “figlio difficile” matura e si esprime, sa restituire soddisfazioni che vanno ben oltre le aspettative.
Proprio come fa “Giocheremo con i Fiori”, un nome che è già una promessa, e che mantiene. Già alla vista, con il suo giallo paglierino intenso, lascia intuire di che pasta è fatto. Al naso, è un’esplosione di fiori e agrumi, accompagnati da una miriade di erbe aromatiche. Ogni nota è chiara, distinta, come scritta su uno spartito musicale.
Appena lo si avvicina al naso, si coglie un’unica parola: eleganza. Poi, come in una melodia che si fa via via più nitida, emerge la fragranza della mineralità che proviene direttamente dalle colline di Loreto.
Il sorso è misurato, mai eccessivo, carezza il palato con frutto pieno e sfumature mentolate, con un finale lievemente rinfrescante ma sempre sostenuto da un corpo solido, ricco, armonioso.
E pensare che l’annata non è stata affatto facile: molta siccità, raccolti dimezzati. Ma è proprio nelle difficoltà che si distingue la qualità. È quando tutto sembra andare storto, che i veri campioni emergono.
E questo Pecorino, Giocheremo con i Fiori di Fausto Albanese, lo è davvero: un campione. E una bottiglia imperdibile per chi vuole capire cosa può essere un grande bianco abruzzese.
Punteggio: buonissimo…
www.torredeibeati.it