Mercoledì 8 Maggio 2019 a Pescara, presso lo studio del notaio Mastroberardino, si è costituita l’Associazione Casauria DOCG. Fondano l’associazione oltre 100 produttori della filiera vitivinicola del territorio casauriense scegliendo come presidente l’enologo Concezio Marulli.
Già dal 2006 il disciplinare di produzione del Montepulciano d’Abruzzo DOC ha permesso la rivendicazione della sottozona Casauria.
Fu un approfondito lavoro di oltre tre anni, condotto dai tecnici della Regione Abruzzo, che individuò nella sottozona Casauria peculiarità territoriali, microclimatiche ed enologiche di incredibile eccellenza evidenziando una vocazione produttiva di grande qualità grazie alle rese naturalmente più basse di tutto lo scenario produttivo abruzzese.
Il toponimo “Casauria” fu reso celebre nel Medioevo dal fatto che il territorio che esso identificava fu scelto per la costruzione del monastero di S. Clemente a Casauria per volere dell’imperatore Ludovico II che acquistò le terre nell’871.
Partendo da questa eredità, al compimento del decimo anno della sottozona, i produttori della Casauria hanno intrapreso un percorso, con il supporto della Regione Abruzzo e del Consorzio di Tutela dei vini d’Abruzzo, presentando nel 2017 presso il Ministero delle Politiche Agricole domanda di riconoscimento della denominazione di origine controllata e garantita Casauria.
L’associazione nasce per testimoniare alle istituzioni la volontà della base produttiva di rivendicare con una denominazione di pregio la riconosciuta qualità dei propri prodotti e il suo scopo è quello di accelerare il riconoscimento della DOCG Casauria, dopo 13 vendemmie dalla nascita della sottozona.
Un territorio, la sua storia e una consolidata tradizione enologica, animano la convinzione dei produttori. Un territorio che si estende all’ombra della Majella, caratterizzato dalla presenza dell’imponente Morrone, accarezzato dai venti che nascono tra le gole di Popoli alle cui spalle sorge il fiume Pescara che attraversa colline ed altopiani, racconta una storia che passa attraverso i palmenti millenari di Pietranico usati per la vinificazione dai popoli Italici e di eremiti che trovarono la loro ispirazione nella bellezza dei luoghi.
La storia racconta anche che, meno di un secolo fa, Torre dei Passeri era un crocevia commerciale per la vendita delle preziose uve prodotte nella zona casauriense.
L’industrializzazione e l’affermarsi della viticoltura sulla costa abruzzese, più produttiva e vocata ad un mercato di massa, hanno cancellato quasi completamente una florida economia vitivinicola.
Negli ultimi decenni, per fortuna, i produttori hanno reimpiantato centinaia di ettari di vigneto tornando a beneficiare della vocazione territoriale della zona. Il successo commerciale dei vini prodotti nelle terre di Casauria e la notorietà che i produttori della zona hanno conquistato nei mercati mondiali è frutto della generosità di un territorio che merita di presentarsi al mercato con un nuovo destino.
I fondatori dell’associazione Casauria potranno essere tacciati di essere visionari, ma sono consapevoli che “dove non c’è visione non c’è speranza!”.
Il riconoscimento della DOCG Casauria diverrebbe solo l’inizio di un lungo cammino che nella distinzione di un nome vuole costruire un percorso di eccellenza in Abruzzo come Barolo e Brunello lo sono stati in Piemonte e Toscana.
La sfida è alta ma umiltà, tenacia e volontà di lavorare non mancano.
Il Presidente: Concezio Marulli
NOTIZIE STORICHE SULLA SOTTOZONA CASAURIA ESTRATTE DAL DISCIPLINARE
Le notizie storiche sulla presenza della vite e del vino nell’area delimitata, come testimoniano diversi autori di differenti epoche, è legata soprattutto all’instancabile opera dei padri benedettini presenti nelle diverse abbazie sorte sul territorio quali quella di S. Clemente a Casauria e quella di Santa Maria d’Arabona del 1209 (Manoppello). Il toponimo “Casauria” fu reso celebre nel Medioevo dal fatto che il territorio che esso identificava fu scelto per la costruzione del monastero di S. Clemente a Casauria per volere dell’imperatore Ludovico II che acquistò le terre nell’871.
Nel Chronicon Casauriense, che racconta la storia del monastero con tutte le vicissitudini che ne caratterizzarono la costruzione e l’evoluzione, c’è un tentativo da parte del cronista di attribuire al termine “Casauria” un’origine legata alla costruzione dell’edificio sacro.
Ma i documenti di compravendita dell’871 per l’acquisizione delle terre nonché altri atti, attestano che il termine “Casauria” già esisteva e con ogni probabilità risaliva all’epoca romana. Una volta accorpati in un’unica proprietà i terreni di pertinenza della badia, il toponimo fu esteso all’intero corpo e, per la sacralità ad esso associata, anche a tutta l’area geografica circostante.
Ma, facendo un salto di alcuni secoli, come afferma il Prof. Franco Cercone in uno dei suoi numerosi scritti “dobbiamo sicuramente alle famiglie dei Mezzana e dei Tabassi, alla fine del 1700, l’ampliamento dell’area di coltivazione del vitigno Montepulciano poiché queste, benché proprietarie di vasti possedimenti in Sulmona e nei centri limitrofi, indirizzarono le proprie mire sui fertili territori posti oltre le Gole di Popoli e lungo la Valle Pescara”. In quest’area vengono infatti a formarsi ricchi feudi, per lo più in tenimento di Torre dei Passeri, Tocco da Casauria e Musellaro.
E’ da ritenersi che le condizioni climatiche e le caratteristiche geologiche dell’alta Val Pescara, particolarmente favorevoli alla viticoltura, siano alla base delle motivazioni che indussero esponenti della nobiltà sulmonese ad espandere i loro possedimenti in quest’area ed è probabile che diversi vitigni, tra cui il Montepulciano, siano stati trapiantati dai Mezzana a Torre dei Passeri e da qui, il “vitigno portabandiera dell’Abruzzo”, sia migrato agli inizi del 1900 verso il chietino, la costa pescarese ed il teramano.
La zona interna della provincia di Pescara vanta antiche tradizioni viticole tanto che un sinonimo del vitigno Montepulciano è “Montepulciano di Torre dé Passeri” o semplicemente “Torre dé Passeri” come ricorda Bruno Bruni nel capitolo dedicato al Montepulciano in una pubblicazione del Ministero dell’Agricoltura – Commissione per lo studio ampelografico dei principali vitigni ad uve da vino coltivati in Italia del 1955.
Da quanto detto si evince che la presenza del vitigno Montepulciano nell’entroterra della provincia di Pescara, ossia nella zona casauriense, risale ormai ad oltre due secoli ed è proprio in questa zona che esso ha potuto esprimere tutte le sue potenzialità, evidenziando peculiari caratteristiche legate sia agli aspetti olfattivi che gustativi.
Esso costituisce oggi la base del vino abruzzese più importante ed apprezzato, simbolo enoico di un’intera regione, il “Montepulciano d’Abruzzo” DOC, riconosciuto nel 1968, il cui disciplinare è stato negli anni oggetto di alcune modifiche volte alla qualificazione del prodotto ed alla identificazione territoriale mediante la individuazione di specifiche sottozone quali quella di “Casauria” o “Terre di Casauria”.
L’incidenza dei fattori umani è molto importante poiché, attraverso la definizione ed il miglioramento di alcune pratiche viticole ed enologiche, che fanno parte integrante e sostanziale del disciplinare di produzione, si riescono ad ottenere prodotti dalle spiccate caratteristiche e tipicità.