

Ci sono bottiglie che restano nel cuore, esperienze che sedimentano come i grandi vini nelle loro barrique. Così è per questa verticale di Harimann di Pasetti, che torno a raccontare anche se è passato più di un anno. Del resto, il tempo, per certi vini, è solo un alleato.
Harimann, radici profonde e visione lontana
Chi è Harimann? Per me è un ricordo nitido, legato a una giornata di oltre dieci anni fa, quando Domenico Pasetti mi portò tra le vigne di Pescosansonesco. All’epoca, l’attuale tenuta Testarossa era poco più di un rudere, ma lui e sua moglie Laura ci hanno sempre creduto. Oggi quella visione è diventata una delle realtà vinicole più rispettate d’Abruzzo.
Mi mostrò allora i primi impianti su suolo calcareo, ma soprattutto un vecchio tendone di Montepulciano – la tradizionale “pergola” abruzzese – apparentemente abbandonato, con oltre quarant’anni sulle spalle. Si trovava appena sotto la tenuta, in un terreno che prende il nome dai guerrieri longobardi. Oggi quel vigneto è stato in parte ricostruito, ma ne resta intatta l’anima, così come l’essenza del vino che ne nasce: scuro, opulento, profondo.
Vendemmia tardiva, macerazione lunga (quasi un mese), terreni argillosi (35%) e calcarei (10%) sono gli elementi che danno vita a questo Montepulciano dal profilo elegante e vocato all’invecchiamento.
Una volta, da curioso, gli chiesi: “Mimmo, ma come scegli i vigneti da comprare?” E lui, sorridendo: “Chiedo al contadino di farmi assaggiare il suo vino. Se mi piace, compro il terreno.”
Annata 2017 – Il carattere giovane
Un’annata considerata fredda. Il colore è intenso, con unghia violacea che rivela la sua giovane età. Il naso è ricco di frutto: lampone e amarena matura si fondono con note di pepe nero e anice stellato, su sfumature floreali. In bocca, i tannini sono già ben domati, la spalla acida è decisa, ma l’equilibrio deve ancora assestarsi. Una promessa in divenire, ma già con firma riconoscibile.
Annata 2012 – Maturità e visione
Qui il vino si apre in ampiezza. Si percepisce un cambio di mano in cantina: da anni, infatti, Davide Pasetti è a firmare le vinificazioni. Giovane, ma con idee chiare, rispetto per il territorio e lo sguardo oltre i confini.
Il colore è fedele al suo stile. Al naso, eleganza e maturità: frutti di bosco, tabacco, fiori rossi, fava di cacao e un tocco di cannella. Al sorso, stupisce per equilibrio: tannini aristocratici, grande sapidità, ottima gestione del legno. Un vino che lascia il segno.
Annata 2009 – L’evoluzione in atto
Lo avevo assaggiato anni fa, esplosivo e vigoroso. Ora si gode un meritato riposo, ma non ha perso vitalità. I profumi sono virati su toni più scuri: sandalo, china, cacao amaro, tabacco. Al palato resta opulento, con un’acidità predominante che rilancia note di liquirizia. I tannini sono ancora indomiti: un fuoriclasse in fase di trasformazione.
Annata 2007 – L’eleganza della stoffa
All’epoca le diedi un punteggio altissimo, e non mi smentisco. Quando c’è stoffa, c’è per sempre. Colore impenetrabile, naso ancora fruttato – nero, maturo – ma intatto, pur con virate verso la confettura. Cioccolato fondente e scorze di agrumi canditi arricchiscono il quadro.
In bocca è sontuoso: anice stellato, timo, balsamicità viva. Tannini setosi, uniformi. Il finale gioca su acidità e sapidità in perfetto equilibrio. Oggi, probabilmente, è al massimo.
Annata 2004 – Profondità e tensione
Sorprende per le note ematiche e saline al naso, arricchite da incenso e spezie. Il cioccolato c’è, come l’amarena matura. Al palato è una sinfonia di acidità e frutto, con eleganza e profondità. Una grande bevuta.
Annata 2000 – La memoria del tempo
Qui il vino si difende “a spada tratta” contro il tempo. Profumi speziati, grande vivacità, grazie a una spalla acida ancora vibrante. Un sorso che invita a berlo tutto, senza riserve. Perché certi vini non si ripetono. E meritano ogni goccia.
SOCIETÀ AGRICOLA PASETTI DI DOMENICO PASETTI S.S.
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