… Lo ammetto…
Non conoscevo la stroncatura calabrese, una pasta ruvidissima di grano duro integrale, una bavettina di colore scuro dal sapore atavico.
Beh… era buonissima: condita semplicemente con un sughetto a base di alici salate, peperoncino, olive in salamoia e olio evo e poi cosparsa di abbondante pane grattugiato tostato come se non ci fosse un domani.
Tutto questo avveniva al desco di Massimiliano D’Addario dell’azienda agricola Marina Palusci, sulle colline argillose e calcaree nel pescarese; qui l’olio è assoluto protagonista.
Lo stesso D’Addario ne è uno dei principali produttori e, infatti, i suoi oli sono presenti sui tavoli di tanti ristoranti stellati.
Si è vero, Massimiliano ha l’azienda a Pianella in Abruzzo, ma è anche vero che la moglie è calabrese e domenica scorsa, insieme a sua suocera, ci ha deliziati con questa pasta molto particolare e stuzzicante. Nel masticarla se ne percepiva l’origine antica.
A questo piatto ho scelto di abbinare l’Oliomania biologico, un blend delle varie cultivar presenti in azienda. Un fruttato intenso dal gusto sincero. In questo modo non ho caricato ulteriormente una pasta già di per sé ricca di gusto, ma mi sono limitato soltanto ad impreziosirla con i suoi profumi.
Incuriosito, ho fatto una ricerca sulle origini di questa pasta. Giunse in Calabria con gli amalfitani con i quali la regione intratteneva da secoli rapporti commerciali. Qui si diffuse in tutta la Piana di Gioia Tauro divenendone, poi, piatto tipico e patrimonio culinario di tutta la zona.
Dunque trattasi di un classico esempio di scambi e traffici avvenuti in passato tra regioni italiane.
dove trovare le varie info:
http://www.olivetopependone.com/
https://www.facebook.com/MarinaPalusciPianella
https://struncatura.store/la-struncatura-storia-e-origini/