Finalmente è arrivata l’estate e con la bella stagione cresce la voglia di freschezza e di godere di un buon vino che ci soddisfi. Il Fabri è il bicchiere giusto per accompagnare la tavola estiva con piatti di ogni natura.
Le tavole pugliesi sono ricche di tanti prodotti della terra come anche del mare, che combinati assieme ci consegnano ricette sapide, saporite, ricche di aromi e sapori unici.
Ora è il momento della cipolla di Margherita di Savoia che, caramellata al forno o cotta in cartoccio sotto la cenere, racchiude sapori ancestrali; se accompagnata alla patata al forno degli arenili , con olio evo pugliese, ci regalerà un bel mangiare.
L’idea di utilizzare l’esempio della cipolla e la patata con una cottura contadina mi serve a sottolineare un concetto importante, che la nostra cucina, anche con ingredienti apparentemente semplici, crea piatti di sostanza gustativa dove nasce l’imbarazzo dell’abbinamento: le sensazioni di dolcezza, sapidità, amarognole, speziate e grasse possono solo essere smorzate con vini molto minerali e sapidi, dal sapore ricco di frutto e una base di acidità importante.
Bene, ho appena riassunto le sensazioni del nuovo rosato della famiglia de Corato, un vino che va contro una tendenza che vuole “rosatelli fighetti” scarichi di colore che al massimo potresti bere su una tartina al prosciutto e non mi va di aprire una polemica sui questo argomento.
Parto solo con evidenziare alcuni assunti: in un ristorante una carta di vini si costruisce in abbinamento alle ricette e alla tecnica di cucina dello chef; i vini da vitigni autoctoni si sono adattati alla cucina di ogni regione… Ecco che Fabri nasce con un obiettivo preciso, e la moltitudine di turisti che arrivano in Puglia non possono bere vini anemici che vanno bene per una cucina che non ci appartiene; ma noi vogliamo vincere facile e pensiamo di vendere di più… ma ci sbagliamo.
L’esperienza turistica si costruisce facendo vivere un’emozione… con i nostri prodotti, con i nostri profumi, con i nostri vini, con i nostri sorrisi, con la nostra cucina e non con le tendenze di altri territori: chiudo con questa vena polemica e mi concentro sul vino.
La murgia barese ha i suoi vitigni autoctoni, il Bombino bianco da cui oggi si producono ottimi spumanti; il Bombino nero da cui si ottiene un rosato Docg fresco, poco alcolico e ricco di profumi di fiori e frutti, e poi c’è il grande Nero di Troia che ci ha sempre regalato rossi di notevole struttura.
Il Fabri è dedicato al fratello e figlio della famiglia de Corato, non avendolo conosciuto mi piace pensare che le caratteristiche del vino rappresentano il suo carattere: elegante e sincero nei profumi con una complessità gustativa molto incisiva e penetrante.
Il colore naturale dovuto alla spremitura soffice dell’uva ha le tonalità della ciliegia matura, molto floreale e tanto frutto. La nota speziata è evidente sia nei profumi che al gusto, dove emergono anche sentori netti di arancia rossa e agrumi: qui il frutto si lega alla notevole acidità e mineralità ed emergono sapori agrumati. Finale lungo e gustoso, adatto a tanta cucina di sostanza.
Nota tecnica:
Il mosto è fermentato prima in acciaio e poi sosta e affina in anfore di terracotta e in recipienti di gres ceramico per quattro mesi. Questo lavoro ha un perché, non nasce da un’idea di marketing. La pressatura soffice a freddo conserva e sviluppa profumi; l’affinamento in contenitori diversi dall’acciaio il vino si rilassa, si distende, si armonizza con gli altri elementi e soprattutto attenua le sue caratteristiche di durezza dovuta alla leggera presenza di tannini.
Ma soprattutto si riappropria del gusto vero tradizionale: il primo sorso è coinvolgente, il secondo ti conquista.
P.s: fatene scorta perché può tranquillamente evolvere qualche anno e sicuramente darà emozioni più complesse.
Quanto costa? Non lo so, andate in azienda e chiedete…!
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