Quando ho conosciuto Mariangela e Vincenzo, eravamo giovani e appassionati di vino e il Primitivo di Gioia del Colle non era ancora molto diffuso.
Loro sono stati bravi a non farsi trascinare da mode strane: hanno fatto tesoro dello stile artigianale di fare vino del padre di Mariangela, in una visione di eleganza e bevibilità.
Tutti i vigneti sono a conduzione biologica, una gestione tradizionale finalizzata a produrre esclusivamente Primitivo e nient’altro.
Coloro che si approcciano per la prima volta a questo vino, il Riserva di Plantamura, abituati a tanti altri Primitivo, rimangono piacevolmente stupiti dai suoi toni mai accesi e da una lettura fine e sobria del territorio.
In generale tutti i diversi Primitivo prodotti a Gioia del Colle si presentano freschi e speziati, mai eccessivamente spinti verso tonalità di opulenza.
Il Riserva di Plantamura nasce dall’alberello classico, basse rese per ettaro e terreni argillosi a 500 m s.l.m., fermentazione e maturazione in acciaio con affinamento in barrique per 12 mesi.
Colore non troppo carico, profumi pulitissimi e netti di spezia nera e amarena: la sosta nel bicchiere e la leggera ossigenazione regalano un complesso olfattivo più ampio, verso note di caffè e tabacco rinfrescato da inserti di cespuglio mediterraneo.
Nel sorseggiarlo la dolcezza del frutto ci pervade riuscendo a domare i suoi 15 gradi; i tannini levigati e maturi, con tanta freschezza e salinità, rappresentano da sempre il marchio di fabbrica di questi vini; gustoso e ricco di frutto è il finale.
Abbiniamolo a tanti primi piatti salsati, soprattutto ad una succulenta tagliata di cavallo al sangue.
Io l’ho associato al ragù alla genovese: un matrimonio d’amore fra la dolcezza degli ingredienti e la morbidezza del vino.
Il Ragu napoletano alla genovese
http://www.viniplantamura.it
2 commenti. Nuovo commento
Lo aspetto in una prossima serata di degustazione dedicata al primitivo di Gioia?
Al più presto ne faremo un altra…