una cavalcata attraverso territori e produttori fra grandi e piccoli, con espressioni e stili nettamente diversi fra loro, ma immutate le caratteristiche di un vitigno che ha saputo coinvolgere tutti con le sue note di frutto rosso succoso e fragranze floreali.
Ad aprire le danze è il Cilento in Campania, una terra ricca di storia e giacimenti gastronomici come la Mozzarella di Bufala…
Il vino preso in considerazione è dell’azienda San Salvatore di Peppino Pagano a Giungano (Sa), ottenuto con fermentazioni e affinamento in acciaio, dal sorso immediato e piacevole, pulizia assoluta sia nei profumi che al gusto ricco di frutto e note floreali: https://andreadepalma.it/per-un-fine-settimana-fra-vino-di-qualita-e-mozzarella-di-bufala-fra-giungano-capaccio-e-paestum-in-compagnia-di-peppino-pagano-della-cantina-san-salvatore-e-non-solo/
L’Aglianico Alberi in Piano della Cantina il Passo a Barile, mette da subito in evidenza la sua giovinezza facendo intravedere tratti di eleganza e di complessità unici: nette le note di violetta e di china, seguita da un gusto verticale e dinamico con tannini veri e sinceri.
Piccola azienda a conduzione famigliare che produce unicamente questo vino, con selezione estrema delle uve, con fermentazione in acciaio e malolattica in botti grandi per poi passare altri diciotto mesi in tonneaux
Bella e da visitare è la cantina storica risalente all’ottocento scavata nella roccia, ambiente ideale per la conservazione di questo vino: approfittando della piacevole compagnia di Maria.
Il Likos di Emanuela Mastrodomenico sfoggia da subito eleganza e finezza, note di rabarbaro e erbe officinali si alternano a note di violette e liquirizia, al gusto è equilibrato con tannini aristocratici e amaricanti.
Anche questa è una piccola cantina a conduzione familiare a Barile con vigne anche a Rapolla, conduzione biologica dei vigneti ed estrema cura in vigna e nella gestione della lavorazione del vino: fermentazione in acciaio e poi dieci mesi di barrique: https://andreadepalma.it/aglianico-del-vulture-andrea-de-palma/
Il Camerlengo è il degno figlio di Antonio Cascarano, istrionico, estroverso, camaleontico, goliardico e amante della sua terra e che non vuole assomigliare a nessuno: ottenuto con fermentazione spontanea da un vitigno storico, conduzione artigianale del vigneto e lavorazioni ancestrali in cantina.
Una storica cantina a Rapolla è la culla di questo vino e di altri che provocano emozioni uniche e creano dipendenza.
Fermentazioni e affinamento in tino di legno ma, per comprendere la particolarità del vino bisogna andare a trovare Antonio e qui di seguito trovate un link per approfondire: https://andreadepalma.it/camerlengo-di-antonio-cascarano-a-rapolla-sul-vulcano-assopito-il-vulture/
La conoscenza dell’Aglianico come vitigno passa anche per delle versioni eleganti e raffinate come quella dell’azienda Rivera ad Andria (Bat) e il Cappellaccio 2011 è in splendida forma dal naso complesso da cui emerge netto il frutto come l’amarena e il mirtillo, con un sorso levigato e tannini aristocratici con pulizia e finale mentolato e ricco di erbe officinali.
Il Calibro di Paternoster è un vino fuori dal coro, dai profumi signorili e un gusto affilato, verticale e complesso. Un lavoro certosino dell’enologo Fabio Mecca che con questa annata non ripetibile ha voluto ricordare il fondatore.
A primo impatto si concede lentamente con eleganza e profumi penetranti di spezie e note salmastre di alga disidratata, e poi un sorso che non appartiene al bere comune nel Vulture, ma sicuramente una lettura futura dell’Aglianico di quella terra.
Non poteva mancare lo storico e sempre ben fatto Carato Venusio, della cantina di Venosa, dalla veste sempre più attuale, spogliato di inutili orpelli olfattivi e gustativi riesce a coinvolgere tutti con un susseguirsi di note di frutti rossi maturi sia nei profumi che al gusto, dal sorso cremoso e penetrante ideale compagno di grandi arrosti e formaggi stagionati.
L’Aglianico di Fontefico dei fratelli Alteri di vasto in Abruzzo il Costetoste, ha dovuto faticare e non poco ma è riuscito a conquistarsi meritatamente uno spazio fra i precedenti contendenti di tutto rispetto. Sicuro di se mostrava dei profumi intriganti e ricchi di note floreali, al gusto sfoderava una sapidità inconsueta con estrema piacevolezza di beva, mai pesante ma fresco e piacevole nel finale.
Una degustazione che ha messo in luce le notevoli e ben fatte espressioni di un vitigno degno di un sud che cresce e si dimostra capace di aggredire i mercati interni ed esteri.
E per concludere un monumentale e succulento spezzatino tradizionale di patate preparato dallo chef della Locanda di Beatrice Donato di Pierro di Corato (Ba)
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Bella serata
Ottima compagnia, spettacolare il companatico e soprattutto una affascinante panoramica delle sfaccettature dell’aglianico come sempre ben condotta dalla verve e dalla competenza del padrone di casa