

Sorsi eucaristici: potrebbe sembrare un eccesso lirico, e forse lo è. Ma questo vino ha davvero il dono del silenzio. Quello contemplativo, assorto, che segue solo dopo una lunga nota tenuta in sospensione.
All’apertura è minimalista, quasi timido. Scevro di effetti speciali, si nasconde tra le pieghe aromatiche come un suono ovattato nei boschi. E non è un caso: il bosco c’è davvero, avvolge la cantina, la protegge come una cornice naturale che attutisce i rumori e amplifica l’essenza e al tempo stesso la nutre, donandole biodiversità, microclima e fermentazioni spontanee con pied de cuve – come dire, uno spartito che si scrive da sé.

VIGNETO E IL BOSCO
La flora selvatica entra in scena con discrezione: note aromatiche erbacee, di elicriso onnipresente, si fondono a un registro floreale elegante e modulato, che evolve come un tema in variazione.
Poi arriva il registro basso: il terreno. Apporta spessore e profondità timbrica, con una salinità che non aggredisce ma si stratifica, sorso dopo sorso, come un sottofondo che cresce sorso dopo sorso, fino a prendersi la scena.
All’inizio può sembrare un vino slegato, quasi improvvisato. Ma attenzione: è solo l’introduzione. Il Trebbiano di Popoli è come una composizione a sviluppo lento, uno di quei dischi che capisci riascoltandolo. E quando lo capisci, lo tieni per anni. Letteralmente: è uno dei bianchi più longevi d’Abruzzo.
Nel bicchiere scende con suadenza cantabile, sofisticato ma mai artefatto. La giovinezza gli regala note alte di erbe fresche, tocchi minerali, e quella sfumatura iodica che vibra in sottofondo.
Il sorso ha una dinamica ben orchestrata: frutto, acidità verticale, e una mineralità che avvolge e rilancia. La timbrica gustativa è unica, con una persistenza da finale sinfonico. I sommelier direbbero “PAI lunghissima”. Noi, più prosaicamente, diciamo che “è un vino che non finisce mai”. Un po’ scurrile, forse. Ma efficace.
Il direttore d’orchestra è Leonardo Pizzolo: diversamente giovane, da anni sulla scena senza mai suonare la stessa melodia. Ormai non fa più notizia: è bravo, e basta.
Non starò a raccontarvi il bla bla bla tecnico – fermentazione in acciaio, sosta sui lieviti, eccetera – anche perché nel vino artigianale, ogni annata è una partitura a sé. La 2022 sarà l’ultima con questa orchestrazione. La 2023 arriverà… quando sarà matura con uno spartito diverso. Qui, il tempo è parte della musica.
Intanto, se vi capita, fate un salto da Leonardo: un’esperienza d’altri tempi. E a questo punto, mi fermo. O finirei a scrivere una suite.
VALLE REALE
CONTRADA S. CALISTO
POPOLI (PE)