Finalmente ho l’opportunità di non dover solo elogiare le cantine di altre regioni per la loro capacità di saper accogliere turisti e ospiti argomentando su territorio, vitigni autoctoni e aneddoti famigliari.
Non sono tante quelle che fanno accoglienza in cantina, il che non si traduce semplicemente nel ricevere visitatori e vendere loro il vino.
Fare turismo esperienziale significa offrire un pacchetto che includa visita guidata, degustazioni e food da stuzzicare e, in molti casi, proporre anche pranzi con piatti freddi e prodotti del territorio.
Tutto questo avviene da Giovanni: un personale molto cordiale ci dà il benvenuto (in lingua) e poi lui conduce il tour raccontando il vitigno e il territorio concludendo con degustazione finale.
Questi sono gli elementi che generano l’esperienza turistica. Perché a fare vino sono buoni in tanti, ma emozionare è la vera sfida e in pochi ci riescono.
Giovanni non arriva dal nulla. Laurea a Conegliano in enologia e specializzazione a Udine, ha girato il mondo per capire come fare al meglio il suo lavoro.
Di conseguenza fare vini bianchi di qualità per lui è un gioco da ragazzi, soprattutto avendo a disposizione vigneti nei posti giusti come la Valle d’Itria e la zona Doc Gioia del Colle per il Primitivo.
Il primo incontro con lui risale a parecchi anni fa in un piccolo garage di casa dove produceva poche bottiglie e fui sorpreso dalla sua capacità di fare vino di qualità da vitigni autoctoni del territorio, nel canale di Pirro in Valle d’Itria.
Ora lo ritrovo in un casale chiamato Gorgo di Fuoco, il quale ha cominciato a produrre vino fin dal 1864 con la famiglia Laterza, poi diventato un ristorante di qualità, oggi lo definiremmo un fine dining. Poi la chiusura e la gestione ad un centro culturale.
Infine il covid… ennesima chiusura. Tornati alla normalità Giovanni ebbe l’intuizione di chiamare la proprietaria e proporsi per un affitto. Non volendomi dilungare troppo, concludo dicendo che oggi lui è il proprietario. Il vecchio casale ha ripreso a produrre vino per la gioia della sua ex proprietaria.
All’ingresso sono atteso da una sua collaboratrice, ineccepibile in ogni senso, poi inizio a fare un giro con Giovanni, e ad ogni passo i miei occhi si riempiono di stupore. Ambienti enormi tutti in pietra con volte a vela. E tante botti adattate a mo’ di tavoli per la degustazione.
Potrei raccontarvi tanto di quest’ultima ma rischierei di diventare pedante e noioso: succede facilmente quando parlo dei vini che amo.
Nel berli, i suoi vini non sembrano pugliesi, ma del Nord: pulizia assoluta dei profumi, freschezza olfattiva e rispetto per ogni caratteristica del vitigno.
Come da sempre raccontiamo, se hai un buon vigneto devi fare poco in cantina. Se a questo aggiungiamo che sei un bravo enologo i vini risultano perfetti.
Attualmente solo otto ettari ma in continua crescita. Molti nel Canale di Pirro in Valle d’Itria e il resto in zona Doc Gipia del Colle. Tutti territori che ci donano vini freschi e minerali, in virtù delle escursioni termiche legate all’altezza media di 500 m s.l.m.
Tutte le etichette sono realizzate a mano.
Le danze si aprono con il Chakra blu 2022, un rifermentato in bottiglia ancestrale, con 14/15 mesi sui lieviti non sboccato e Pas dosè.
Nasce da vitigno Verdeca che gli conferisce note floreali e freschezza mentre il Maresco lo arricchisce di note vegetali e struttura. La bolla non è assolutamente invadente al palato. I profumi sono floreali con sfumature di elicriso con approccio verticale al gusto, sapido e minerale: caratteristica questa che è presente in ogni vino. E’ un vino “divertente” per l’estate che si beve bene e non fa male alla testa perché non ha solfiti aggiunti.
Non fatelo mancare su frutti di mare, pesce in genere e aperitivi con stuzzichini pugliesi. Abbandonate i prosecchini e gli spritz industriali.
Costo dai 16 ai 18 euro…
Poi si passa al Chakra Verde 2023, ottenuto da Verdeca in purezza, un vino fermo dal colore giallo paglierino con sfumature di bergamotto e note floreali molto intense.
Al gusto emerge una mandorla fresca che ben si amalgama con il frutto. è agile al palato e si abbina benissimo a tanti primi piatti a base di pesce, così come a secondi come il coniglio in casseruola. Un vino che mi piace moltissimo e che non costa tanto, da 15 a 16 euro…
E poi il Chakra Essenza 2022, poesia pura nel bicchiere, un vino che affascina, coinvolge e convince. Ha una lavorazione particolare, che vi consiglio di farvi spiegare da Giovanni. Sempre da Verdeca in purezza ma da un vitigno ad alberello sempre in Valle d’Itria, zona Alberobello, condotto ancora da una due “giovani anziani”, i coniugi Tonetta e Toniuccio. Notevoli sono i profumi grazie alla breve macerazione del mosto con una parte di bucce: il resto è un segreto… ahah…
Dal bicchiere fuoriescono nuance di limone candito, sandalo e agrumi disidratati. Poi emergono anche radice di genziana, erbe officinali e cardamomo, nel finale note cremose di pan di spagna. Non è un passito ma la concentrazione di frutto dovuto a rese basse, riesce a sviluppare caratteristiche uniche. “Approposito” la fermentazione è con pied de cuve: non vi spiego neanche questo. Andate da Giovanni…
Nel berlo ci si aspetta un vino pesante, invece freschezza e sapidità lo rendono leggiadro e persistente. Con quali pietanze accompagnarlo? Con tutto ciò che volete… questo è il classico vino che si sposa con qualsiasi cibo. Quanto costa…? Circa 25 euro, ma li vale tutti. Ho bevuto certe ciofeche molto più costose. Soprattutto Chardonnay blasonati che sapevano di succo di legno…
Sul Chakra rosato 2023 non mi soffermo molto. Prodotto da primitivo. Non dovete fare altro che comprarlo, metterlo in frigo e trangugiarlo dall’aperitivo al dessert. Si spende dai 14 ai 16 euro
E ora parliamo di Primitivo: il Chakra 2022. No. Non avete capito. Non quello cremoso, zuccheroso, spalmabile che sa di marmellata. Questo Primitivo prodotto in zona Acquaviva, non è cremoso, e sprigiona toni speziati e floreali. Dal sapore fresco, ricco di frutto e tanta bevibilità. Con tannini ben integrati grazie ad una lavorazione artigianale.
Pepe nero, mora macerata, sfumature affumicate, frutto rosso balsamico, con sfumature di gelso rosso. Note di rosa e di salsedine e bocca freschissima, tanto frutto nel finale con buon equilibrio con tannini ben integrati. Nel finale permane la nota salmastra con frutto come l’amarena acerba e i tannini che accarezzano senza far mai pesare i 14,5 gradi di alcol. Fermentazione in tini di legno con Affinamento in legno barrique e tonneau per almeno 14 mesi. Vino di grande equilibrio in grado di reggere buona parte della cucina da primi piatti con sughi strutturati a secondi di buona complessità. Ottimo.
In Enoteca da 25 a 27.