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Coda di Volpe, I Bianchi del Vesuvio e il Pallagrello: vini identitari a Campania Stories 2021

13 Settembre 2021Andrea De PalmaNessun commento

LA CODA DI VOLPE

Un vitigno che ho già avuto il piacere di degustare rimanendone molto colpito. Ero a Montemarano presso la Cantina Perrillo, ma in questa edizione non ce n’era traccia e, per un vitigno dalla capacità evolutiva di tutto rispetto come questo erano solo sei le aziende che lo presentavano, peccato perché merita. Mi duole solo averne assaggiato solo due ma i tempi erano stretti e fra i due ho apprezzato la seguente.

Traerte 

Irpinia Coda di Volpe 2020

Che fosse un vino d’Irpinia si è capito da subito; il terreno argilloso di provenienza gli ha conferito una marcata nota minerale nei profumi e immancabile la piacevole nota di “buccioso” dovuta evidentemente ad una breve sosta delle bucce con il mosto. Tutto in equilibrio con le fragranze floreali e di frutto; notevole la spalla acida che associata al frutto ne rendono un vino abbinabile a molta cucina mediterranea.

I VINI DEL VULCANO

Una bella scoperta è stato conoscere il vitigno Caprettone, presente solo alle pendici del Vesuvio, che al di là delle note sulfuree dovute ai terreni vulcanici, ha dimostrato di essere degno figlio della sua terra. Nelle due versioni che mi sono piaciute è emerso la notevole eleganza che sgomitava fra toni alti di acidità e sbuffi sulfurei. Entrambi i vini erano 2019 ma avranno ancora molto da dire nei prossimi anni… Ho assaggiato anche due rossi onestamente ben fatti con Aglianico e Piedirosso.

 

Setaro

Vesuvio Caprettone Dop Aryete 2019

In questo territorio sono molto diffusi i vigneti a piede franco e questo vino ne è un esempio. Ho cercato un po’ di informazioni sul vitigno e ne è venuto fuori che non dovrebbe dare vini con caratteristiche di rilievo, ma non è il caso di Aryete, sarà la fermentazione in anfora e in tonneaux con la medesima maturazione…  ma io ho trovato un vino ricco di note floreali con rimandi alla mandorla dolce e poi una esagerata nota minerale, sulfurea che ti invadeva l’olfatto. Al sorso mi aspettavo un vino ostico e tagliente, invece ho trovato tanta eleganza, con una nocciola tostata che è ravvivata dalla notevole acidità ed un frutto gradevolissimo che accompagna il vino fino alla fine. Esempio eccellente della sapiente uso dell’anfora e della botte e, bravi anche nella gestione dei tagli.

 

Sorrentino 

Vesuvio Lacryma Christi bianco superiore Dop

Ottima la prima impressione con misurata eleganza e signorilità da subito nei profumi, ricco di frutto e note floreali e con l’onnipresente nota sulfurea; al palato si presenta con un sorso molto minerale e ricco di acidità, con una sensazione costate di salato per tutta la sua persistenza. Si vede chiarissimo che il 20% di Falanghina ingentilisce il Caprettone e la sapiente vinificazione in acciaio e sosta sui lieviti per sei mesi ne fanno un bel vino.

 

L’ALTO CASERTANO E I SUOI VINI: PALLAGRELLO BIANCO E ROSSO E IL GRANDE CASAVECCHIA

Vestini Campagnano

Casavecchia Pontelatone Riserva 2017 

Un’azienda che ha puntato molto sui vitigni autoctoni, come uno splendido Casavecchia dai profumi impregnati di amarena e frutti rossi con sbuffi di spezia nera; al sorso è il rosso che conosco dal colore impenetrabile, tannini irruenti ma veri e di rango. Nel finale il frutto riesce ad avvolgere tutte le parti dure compresi una sostenuta acidità ed una piacevole sapidità. Un vino lavorato in acciaio e barrique ma la sua longevità la deve sicuramente ai terreni argillosi.

Terre del Volturno Pallagrello Bianco 2020

Il Pallagrello Bianco è un vino ben fatto che merita la citazione anche se non trovo una specifica caratterizzazione: ben fatto dai tratti artigianali con una spiccata mineralità accompagnata da note mandorlate nel berlo. Bello e pulito anche il frutto nei profumi seguito da tratti sulfurei.

Sclavia

Terre del Volturno Pallagrello Nero Montecardillo 2020

Il Pallagrello nero è stata una bella sorpresa, e addirittura ho trovato un filo conduttore con il Piedirosso. Entrambi segnati da note floreali intese associate a fragranza di spezia nera come il pepe nero. Il Pallagrello Montercadillo mi convince moltissimo, un vino che berrei volentieri a tavola, dove alle note floreali e e di pepe nero sono affiancate da sentori affumicati: un vino davvero intrigante.

Al sorso i tannini uniformi e perfetti sono avvolti dal frutto croccante e ravvivati dall’acidità tutto in perfetto equilibrio: mi piacerebbe risentire questo vino fra qualche anno. Un lavoro ben fatto anche grazie al sapiente uso dei tonneaux dove il vino matura per sei mesi.

Piccirillo

 Terre del Volturno Pallagrello Nero 2019

Dalla scheda vedo che è una piccola azienda che attua lavorazioni artigianali, con fermentazioni ad acini interi per il rosso e pressatura a grappolo intero per i bianchi. Una caratteristica precisa che dà dei vini che hanno bisogno di tempo per esprimersi e che nell’immediato accontentano un ridotto numero di appassionati. Personalmente a primo impatto non ho valutato male questo vino, perché da subito mi ha dato l’impressione di un vino dalla mano contadina, ma ripeto è un vino che caratterizza produttore e territorio. I profumi si aprono da subito con fragranza di spezia nera con il classico pepe e frutto rosso in evidenza. Al gusto paga la sua artigianalità con tannini ancora troppo immaturi ma compensa con tanta bevibilità  e freschezza: si beve sicuramente meglio di tanti vini senza carattere.

 

Tag: Campania, Campania Stories, Casavecchia, Coda di Volpe, Pallagrello
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