

Sì, incredibile ma vero: è successo davvero. Venerdì, ad Avezzano, nella sede della Sabatini Food and Beverage (di Giampaolo e Fabrizio) si è consumato un raro e miracoloso evento di confronto costruttivo nel mondo del vino. A radunare sei spiriti inquieti e divergenti ci ha pensato il giornalista visionario Franco Santini, noto per vedere oltre l’etichetta (e non solo in senso figurato).

Con Concezio Marulli e Fabrizio Sabatini
Il compito era chiaro, o almeno così sembrava all’inizio: selezionare i migliori vini da presentare al pubblico durante l’atteso evento “Gironi diVini”, previsto ad agosto nella suggestiva cornice di Tagliacozzo.
Il clima? Alla Sergio Leone: c’erano il buono, il brutto e il cattivo – ma in versione enologica. Cioè: il sommelier professionista, il tecnico enologo, il commerciale sempre col sorriso e… il consumatore medio. Io, con un certo orgoglio, vestivo il doppio ruolo: il cattivo (quello che storce il naso) e il saccente (quello che ha sempre qualcosa da dire).
Il duello è stato spietato: ogni calice una sfida, ogni sorso una dichiarazione di guerra sensoriale. Sguardi torvi, naso teso, silenzi che precedevano giudizi taglienti. Ma dietro ogni dibattito – più o meno acceso – si celava un obiettivo nobile: scovare la qualità vera, la peculiarità che spiazza, la stranezza che funziona, la novità che incuriosisce. E soprattutto, il vino che ancora nessuno conosce, ma che tutti dovrebbero assaggiare.
Va detto che il compito ci è stato reso più che agevole: il vigneto abruzzese, oggi più che mai, è un laboratorio a cielo aperto di idee, sperimentazioni e piccoli capolavori in bottiglia. I produttori non si risparmiano e – tra tradizione e audaci voli creativi – riescono davvero a sorprendere.
A fine giornata, mi sono ritrovato ad apprezzare sinceramente quel manipolo di degustatori così diversi, eppure perfettamente complementari. Lo sporco sestetto ha dato vita a un confronto vero, senza filtri, che ha fatto bene a tutti. Un confronto che, per una volta, non è rimasto confinato tra le righe di una scheda tecnica, ma si è trasformato in dialogo, spunto, crescita.
E per favore, non badate troppo alle foto delle bottiglie: quelle erano solo “ripetizioni di gusto”, puro allenamento. Non ascoltate chi ci vuole male, quelli che ci chiamano ubriaconi: esagerano. (Forse.)
Alle degustazioni è seguito un dibattito con i produttori di cui parleremo in seguito.
Ah… e non è finita qui. A volte ritornano. E noi, col bicchiere in mano, siamo pronti.