

…non si capisce realmente perché oggi più di prima molti mercati preferiscono vini più leggeri, snobbano i rossi e si orientano sugli spumanti, rosati e bianchi leggeri. Alcuni trovano l’alibi del dopo covid, un alibi strausato da tanti quando non si ha molto da dire: “è colpa del covid”.
Allora voglio abbozzare anch’io una ipotesi sulla caduta del rosso. Non è che forse tante aziende hanno prodotto vini con protocolli identici? Colore intenso, profumi intesi tutti uguali, fiori e frutti vari e soprattutto spezie e tanta morbidezza (dolcezza), il tutto avvolto da sentori di finta barrique. Insomma un’omologazione che forse ha stancato il cliente. I vini hanno perso di autenticità, regalando gioie solo a chi li fa.
Allora il consumatore medio ha detto basta con i vini “pesantoni” e ha voglia di freschezza, piacevolezza, leggiadria. Vini meno impegnativi, facili da leggere, da capire, da bere. E soprattutto da poter finire la bottiglia al tavolo.
Poi ci scandalizziamo della crescente richiesta dei vini senza alcol.
Ecco in questo contesto, grazie a questo rosato, bevo e rivivo ricordi delle passeggiate fra i filari della terra salentina, le passeggiate a Cutrofiano e Maglie: dove l’accompagnare un pasto è questo il ruolo del vino.
Il Rosato da salasso di Palamà non si dimentica, ha sempre lo stesso stile, dal colore inconfondibile, mai scarico da “fighetto”, profumi di inconfondibili che ti riportano all’uva di provenienza, il Negroamaro, e poi la nota di agrumi e floreali che accompagnano un gusto inconfondibile, minerale, ricco di succulenza e tanta mineralità. Questa è una ricetta codificata di famiglia che non cambierà mai, che appartiene al territorio, che non vuole assomigliare a nessuno,
Vuole essere sé stesso in modo da soddisfare il salentino e il turista che porta a casa una memoria del sapore e dei profumi del Salento.
Palamà
Via Armando Diaz, 6
Cutrofiano (LE)
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