Corso di avvicinamento al mondo del vino: Barletta Centro Polifunzionale Ded
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Degustazioni, Cantine e Produttori del mondo del vino e del Beverage
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Le fermentazioni sono sempre spontanee senza uso di lieviti aggiunti e il risultato è di vini veri, sinceri, dalla personalità che emerge chiara nei profumi come le note tipiche di affumicato del Gaglioppo, note nette di spezia nera e frutto intenso come la ciliegia. Notevole il corredo tannico che però sono uniformi e piacevoli, anche perché arrotondati dal lungo invecchiamento in botti grandi.
… quando si degustano certe bottiglie ti rendi sempre più conto delle potenzialità di certi vitigni, della capacità di attraversare il tempo. Si resta sempre senza parole… si cerca di argomentare… ma non c’è molto da dire…
Finalmente passiamo al vino che mi ha sempre entusiasmato, l’Etichetta Bianca riserva 2017, ancora troppo giovane ma già pronto da bere subito o aspettarlo ancora per qualche anno. Nasce con fermentazione in acciaio dove matura per dodici mesi e poi affina in barrique nuove per altri dodici mesi. Qui, il grosso lavoro è fatto dal vigneto ad alberello e il terreno argilloso una combinazione che partorisce un vino molto signorile nei profumi e al gusto.
La MATHUSALEM, a mio modesto parere, è sembrata più pronta delle altre. Nel complesso emerge tanta eleganza olfattiva i profumi puliti e ben distinti e molto persistenti. Al gusto è la piacevolezza del frutto che prevale con le parti morbide, mentre tannini e acidità arrivano appena dopo ad equilibrare il tutto, senza mai prevalere.
Dopo l’invaiatura, sono eliminati i grappoli considerati poco adatti alla vinificazione. Di solito la vendemmia del Negroamaro è fatta fra la fine di settembre e i primi di ottobre, ma, quest’anno, a causa delle scarse piogge, i vigneti non irrigati sono stati vendemmiati con due settimane di anticipo. La qualità dell’uva è eccellente, la maturazione fenolica è perfetta. Le uve destinate a produrre il Piromàfo, dopo la diraspatura, macerano per 10/12 giorni a 20°/22° con seguenti delèstage, salendo fino a trenta gradi man mano che la fermentazione termina.
Ecco che in costiera i vitigni rossi sono Aglianico, Piedirosso, Sciascinoso e il Tintore di Tramonti, mentre fra i bianchi il precoce Fenile e il tardivo Ripoli, l’aromatica Ginestra e la speziata Pepella -soggetta ad acinellatura come il Picolit. Come anche Falanghina e Biancolella.
Che fosse un vino d’Irpinia si è capito da subito; il terreno argilloso di provenienza gli ha conferito una marcata nota minerale nei profumi e immancabile la piacevole nota di “buccioso” dovuta evidentemente ad una breve sosta delle bucce con il mosto. Tutto in equilibrio con le fragranze floreali e di frutto; notevole la spalla acida che associata al frutto ne rendono un vino abbinabile a molta cucina mediterranea.
Metti una sera fresca di settembre in una calda e accogliente masseria pastorale con ambienti in pietra viva e un vecchio amico che ti accogliente come un anfitrione d’altri tempi; breve e doverosa premessa per raccontare di Riccardo Barbera nella sua Masseria a Minervino Murge e della sua ospitalità.
Tanti i territori in degustazione ma inizio dai Campi Flegrei che tirate le somme è quello che più mi ha entusiasmato con i suoi due vitigni autoctoni più diffusi, la Falanghina e il Piedirosso e dialettalmente chiamato “per’e palummo.